Santa margherita

Pane al pane.vino al vino.
“Non sarà quella là la baita?” chiedo preoccupata all’idea di camminare finlassù, lassù tra i pini sfavillanti di stille aggrappate ai verdi aghi edilluminati da un timido raggio di sole. “No, non preoccuparti siamoarrivati”. “Per fortuna” penso che quelle parole siano incoraggianti. Ilcane pastore avvisa, con il suo abbaiare lento e calmo, il Mario del nostroarrivo . Ancora una curva e lo spettacolo cattura prima il mio sguardo, poiil mio cuore. Rimango a bocca aperta a guardare la valle innanzi a me: misento la protagonista di una di quelle cartoline che un tempo durante levacanze si spedivano agli amici. In un dipinto, ecco dov’ero. Peccato per ilcielo plumbeo, peccato che ero inzuppata di pioggia, peccato che ero stancaper le due ore e mezza di cammino.Macché peccato! In un secondo tutto erasvanito, era tutto perfetto, era tutto un incanto!Ed ecco che la porta di legno si apre e appare il Mario: produttore disquisito formaggio, instancabile lavoratore, lì tra i monti con i suoisplendidi animali da latte, malgaro dai racconti di vita che incantano.
Eccolo lì sulla soglia che con il suo sorriso sincero ci accoglie felicedella visita inaspettata: “Che bella sorpresa, entrate! Ma no, spogliatevidentro non fa niente se bagnate!” ci esorta mentre ci togliamo il ponchogrondante di gocce celesti.
La stanza senza pretese sa di chiacchiere allegre e profuma di montagna, uncocktail squisito da assaporare a pieni polmoni: l’aria frizzante mi ubriacaed il cuore si spalanca a tanto benessere spiccio. Vorrei starmene lì,perdermi tra i pascoli mentre il sole mi accarezza e la brezza mi solletica,aspettando la notte per sdraiarmi nell’erba che si fa umida a guardare lestesse che lassù sono più vicine che mai.
“Dai accomodatevi” ci dice il Mario con il suo fare allegro e i suoi occhiumidi di felicità.
In mezzo al tavolo un tagliere con il suo squisito Bagoss ed una bottigliadi vino rosso, pronta per ogni viandante che passa di là.
I bicchieri segnati dal tempo subito colmi di quel rosso casereccio, ilformaggio in scaglie ed un boccone di pane fragrante fanno da contorno aracconti di giorni felici e stancanti passati quassù. Ma lui non si lamenta,anzi!“Che vita che fai” gli dico con un pizzico di invidia. Sicuramente sonogiornate faticose le sue: sveglia all’alba e subito le bestie da mungere, illatte che come per incanto diviene panna, burro, formaggio. sembramagia.
Starei le ore ad ascoltare i suoi racconti d’una vita trascorsa tra questemontagne, gli faccio mille domande spinta dalla curiosità che mi fa tornareai tempi dei perché e dei per come.
Il vino scioglie la lingua, le guance rubiconde, gli occhi vitrei, le gambemolli. Rido, rido spensierata e sinceramente allegra, allegra per il vino, allegra per gli aneddoti svelati, allegra per l’allegra combriccola.
Un timido raggio di sole filtra tra le crepe della vecchia porta, illumina irigagnoli sui vetri, arriva fin sul tavolo e colpisce il mio bicchiere. Ilvino contadino brilla, lo scruto con i miei occhi vivaci, lo porto allabocca per bere quel nettare insieme al pavido raggio di sole: ne sento ilcalore, il mio cuore diventa un caleidoscopio che mescola e rimescola colorie immagini di pura felicità, quasi volteggio, le chiacchiere dei miei amicimi cullano.
Mi chiedo il perché la gente si arrabatti a circondarsi di lussi finti,monili di vetri fasulli, firme per finte apparenze, quando la natura offre ibeni più preziosi al mondo: le chiacchiere tra amici sinceri, un pezzo diformaggio squisito, un bicchiere di vino delizioso, le delizie di squisitiamici. E vuoto il bicchiere, felice.

Source: http://concorsoletterario.santamargherita.it/racconti/20130821112635_Panealpanevinoalvino_Ilaria_Nember.pdf

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Lewis wardlaw blackman

B’rosh Hashanah yikatayvoon, uvYom tzome Kippur yaykhtaymoon…mee yekhyeh umee yamoot; mee vehkitzo oomee lo vehkitzo… “On Rosh Hashanah it is written and on Yom Kippur it is sealed … who shall live and who shall die, who will attain a full measure of life and who not.” This is the true story of Lewis Blackman as first reported in The State newspaper of Columbia, South Carolina

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