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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Caro direttore,
ho ancora negli occhi le immagini di sabato pomeriggio, 24 novembre. Da un lato, i sotterranei del
castello Visconteo colmi di gente, accenti di persone provenienti da ogni parte, un ragazzo emiliano
un po' troppo avanti col bianco che baciava il collo di una bella mora, l'osteria del Culatello gremita
in-ogni-ordine-di-posto, ostriche come se piovesse nello spazio attiguo ai culatelli.Immagini di gioia
vera, autentica e diffusa, con migliaia di persone in giro per le strade, nei negozi, nelle piazze.
Dall'altro lato il volantino delle Coccinelle, "l'Indovina chi non viene a cena", azzeccato sotto il profilo
comunicativo (su quello, siete bravissimi), un po' meno nei contenuti (su cui dissento, come ho giò
spiegato). Sempre dal lato coccinello-follettiano, la Terra Trema: pregevole, per carità, nessuno
discute la pluralità delle voci, però il manifesto di questa edizione riporta un uomo che imbraccia un
fucile. Il che non inficia lo sforzo di portare vignaioli e produttori appassionati (che in alcuni casi
sono già passati da Abbiategusto prima di transitare per il Leoncavallo, peccato che i Folletti lo
dimentichino spesso), ma che rende l'idea del modello culturale cui ci si ispira. La verità, care
coccinelle e folletti, che troppe volte avete fatto paragoni tra Terra Trema ed Abbiategusto senza
riconoscere al secondo mai un solo merito (non dico cento, dico uno: possibile?), è che stavolta
sarebbe stato più appropriato ed elegante il silenzio. Silenzio, di fronte ad oltre 50mila persone in 3
giorni venute a conoscere, apprezzare e arricchire Abbiategrasso e gli abbiatensi. Silenzio, al
cospetto di un gigante dal cuore grande come Massimo Spigaroli, alla cui cena vi siete rifiutati di
venire, ma che rappresenta due secoli di storia agricola e contadina, di sicuro non meno importante
di quella che (con passione) elogiate a ogni pie' sospinto.Silenzio al cospetto del grande Fabio
Barbaglini, che ha raccolto il testimone di un gigante come Ezio Santin, davanti al quale chino il
capo, e che rappresenta un enorme valore aggiunto per i contadini della zona (sì, proprio loro; i
contadini.Questo significa alta cucina: lo dimostra Barbaglini stesso che alla Caremma, entusiasta di
una zuppa con ceci e guanciale, si alza e serve tutti i commensali, pur essendo in ritardo di 1 ora e
dovendo tornare a lavorare.Anche questo è Abbiategusto). Silenzio al cospetto di Emanuele Gallotti,
che avrà mille difetti e sarà pure un po' naif, ma che nonostante le polemiche si è messo a testa
bassa a lavorare per la sua città, e persino per altri operatori commerciali suoi potenziali concorrenti.
Silenzio al cospetto di Adolfo Lazzaroni, che è passato dal vagheggiare il socialismo reale (negli anni
della giovinezza) al realizzare il godimento reale (e condiviso) di tante persone. Silenzio di fronte al
lavoro della Fondazione Abbiatense,che ha migliorato anno dopo anno il livello della kermesse, con
la presenza silenziosa e il coinvolgimento di tanti volontari. Ma come, difetti non ne vedi (mi si potrà
obiettare)? Certo, niente è perfetto: fuor di metafora dico che un paio degli espositori di quest'anno,
in fiera, era opportuno lasciarli alla porta.Abbiategusto non è il luogo del '10 euro per 3 salami' o 'due
cotechini al prezzo di uno'. Non perché io sia un patito delle elite e dei riccastri goderecci, ma perché
la qualità non significa per forza costi elevati, quindi certe bancarelle starebbero meglio altrove.E
basta, riprendo il giusto sfogo di Roberto Foresti della Fondazione, col farci del male. Leggo una
lettera (non firmata: ma perché non avete il coraggio di manifestare la vostra identità?) in cui si torna
ancora una volta a parlare delle cene come spreco, vergogna, infamia. Basta, signori. Se non avete
né l'umiltà né l'intelligenza di capire, astenetevi. Se non capite che persone molto più brave di voi (e
me) dimostrano SCIENTIFICAMENTE che 1 euro investito nel coinvolgere nomi come Carlo Cracco o
Massimo Spigaroli genera 10 euro di ricavi a beneficio di tutti, anche di chi si lamenta sempre, per
cortesia astenetevi dal commentare cose che non conoscete. Tante volte, poi, vorrei tanto sapere
cos'hanno fatto, e che credenziali hanno, tutti questi accigliati maestri della critica. Chi siete?
Cos'avete realizzato? Scusate, ma mi sfugge.Tutto può crescere, ogni cosa può migliorare, gli errori
ci sono e possono essere corretti. Ma suvvia, di grazia: com'è possibile parlare di Abbiategusto o di
quanto è successo nei giorni passati limitandosi a criticare le cene stellate? Mi sbaglierò, ma torno
al mio vecchio convincimento: certi campioni di tristezza, certi pessimisti cosmici, dovrebbero
concedersi qualche gioia in più, qualche bottiglia in più, qualche donna in più (i non sposati,
ovviamente), qualche bisboccia con gli amici in più.Sarò un campione irrilevante, ma così facendo
(e avendo fatto, e sperando di fare ancora e tanto) trovo sempre, ogni giorno, una ragione in più per
sorridere e per gioire, piuttosto che una ragione per criticare.Saluti goderecci.

Fabrizio B. Provera
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Source: http://www.cambiamoabbiategrasso.it/wp-content/uploads/2012/11/Provera.pdf

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