096_05lug2012 - dedicato a coloro che assumono il coumadin
Cosenza, 5 luglio 2012 Comunicazione N.096 www.asspenscarical.altervista.org
Non passa giorno che, durante le visite in ambulatorio, almeno un paziente mi dica: “ho letto che finalmente c’è un nuovo farmaco che sostituisce il Coumadin. Come posso fare per averlo?” Rispondo, allora, che il farmaco esiste, si chiama Dabigatran (Pradaxa), ma è attualmente utilizzabile in Italia solo nella prevenzione delle trombosi venose profonde (TVP) e potrà essere prescritto in futuro solo nella prevenzione dell’ictus cerebrale da fibrillazione atriale non valvolare. Quindi, al momento, non tutti i pazienti ne possono beneficiare. Il farmaco inoltre ha qualche problema ancora irrisolto quale, ad esempio, la mancanza di un antidoto, che potrebbe essere un vero problema nello sfortunato caso di un trauma con emorragia o di un intervento chirurgico urgente. Proprio recentemente infatti, è stata pubblicata la notizia della morte, correlata al Dabigatran, di 2 anziani. Credo quindi che la lettura dei più recenti articoli scientifici sull’argomento possa essere utile per capire luci ed ombre del farmaco e mettere ordine nella selva di notizie giornalistiche che ci bombardano senza sosta (talora con poca sostanza). Un altro problema di una certa importanza è che i dati di efficacia e sicurezza derivano da studi effettuati in condizioni ideali, ma atipiche e spesso lontane dalle condizioni che si incontrano nella pratica quotidiana. Ben diversi potrebbero essere infatti i risultati in queste condizioni. Per tali motivi la scelta sull’anticoagulante dovrà tenere conto delle seguenti situazioni: • Il Dabigatran deve essere assunto 2 volte al dì e pertanto è più facile dimenticare una dose rispetto al Warfarin (Coumadin) che va assunto in singola somministrazione. • L’elevato costo del nuovo farmaco potrebbe essere un problema per molti pazienti (dobbiamo tener conto del fatto che in Italia non è ancora stata stabilita la modalità di fruizione - NdT). • Non ci sono test che ci dicono se il dosaggio del Dabigatran che stiamo assumendo sia adeguato o no. • Se un paziente sanguina non ci sono, al momento, antidoti efficaci noti. • Non c’è ancora sufficiente esperienza in caso si renda necessario un intervento chirurgico pianificato, o nelle procedure di emergenza o trauma in corso di terapia con il nuovo farmaco. • Il Dabigatran pare abbia pochi effetti collaterali, ma è un farmaco ancora poco studiato ed utilizzato soprattutto in popolazioni particolari come i grandi anziani. Ad esempio il suo predecessore, lo Ximelagratan, è stato approvato in passato in Europa perché sembrava una sicura alternativa al Warfarin (Coumadin), ma dopo qualche anno è stato ritirato per gli importanti effetti collaterali. È evidente che serve maggiore esperienza prima che si possa capire il reale rapporto costo/beneficio sull’uso routinario del Dabigatran. È probabile che quest’ultimo possa essere in futuro una sicura alternativa al Warfarin nonostante il suo costo elevato. Ma per molti pazienti, fino a quando non ne sapremo di più, come espresso dalle raccomandazioni dell’American College of Cardiology e dall’American Heart Association, il miglior trattamento sarà ancora il buon vecchio Warfarin.
< >< >< >< > Questo articolo è tratto da Nuovi Incontri, Giugno 2012 pubblicato dall’Associazione Pensionati e Dipendenti della ex Cassa di Risparmio di Torino e di Altre Banche, ExCRTT&Co.